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La legge dell’Ottava

07 Marzo 2013 • in: Consapevolezza

“Tutte le cose conosciute si fondano sul numero,
poiché esso è tale che senza di esso
nulla potremmo né pensare né conoscere.
La natura del numero e dell’armonia
non ammettono alcun inganno
perché l’inganno non è loro proprio.
La natura dell’indeterminato e dell’impensabile
e dell’irrazionale porta l’inganno e l’invidia.”

Filolao, “Frammenti”

Secondo un’antica dottrina la scala musicale naturale di cinque toni e due semitoni è la formula di una legge cosmica conosciuta in tempi antichissimi ed elaborata in antiche scuole, ma poi dimenticata. Successivamente riscoperta, essa è stata applicata alla musica ma la sua validità è di portata universale. Stando a quest’antica conoscenza, infatti, tutto nell’Universo si muove perché riceve un impulso che si propaga per onde in modo discontinuo e gli eventi sono regolati in base alla legge del Sette, o Legge dell’Ottava.

Per comprendere bene il significato di questa legge, dobbiamo tenere presente che, secondo questa antica dottrina, tutto l’Universo è pervaso da vibrazioni che si propagano in ogni tipo di materia, dalla più grossolana alla più sottile, e in tutte le direzioni. Possiamo anzi dire che l’Universo stesso consiste in vibrazioni. Si definisce “ottava” ascendente il periodo compreso tra una data frequenza e il doppio di detta frequenza.

Ora noi possiamo pensare alla Vita come ad un fenomeno vibratorio, del quale quella parte che si manifesta ai nostri sensi sia solo una porzione piccolissima, forse trascurabile, di un’immensa armonia che verosimilmente risuona sui vari piani di esistenza. In altre parole, le forme vegetali, animali ed umane di cui si riveste la Vita, sarebbero solo un’infima parte, un trascurabile spiraglio che si appalesa alla nostra coscienza attraverso una sorta di “finestra biologica”, una strettissima gamma di frequenze di quell’armonia di vibrazioni vitali che sarebbero ovunque diffuse, in tutte le possibili dimensioni e in tutti gli universi che ci è possibile immaginare.

Se è vero che la Legge dell’Ottava interessa ogni fenomeno evolutivo nel Cosmo e che tutti i fenomeni ondulatori hanno caratteri generici comuni, “è logico pensare che anche l’Onda di Vita, che si manifesta sotto forma umana, si estenda prima e dopo la dimensione fisica”, oltre il visibile, un po’ come accade per le vibrazioni luminose. Dovrebbe cioè esserci una sorta di infrarosso e di ultravioletto anche per il fenomeno vibratorio che chiamiamo Vita. È quanto viene confermato dall’ottava delle età dell’uomo. In questo schema notiamo che la linea di sviluppo delle età dell’uomo ha inizio con la nascita e termina, al DO superiore, con un’altra nascita, inizio di un’ottava superiore (Fig. 19).

È una Nascita che vibra ad una frequenza doppia della prima, e questo per la definizione stessa di ottava. Ciò vuol dire che l’Onda di Vita, nella sua incessante spinta evolutiva, si manifesta ad un livello più alto. Inoltre possiamo osservare che il semitono SI-DO2 non è rinforzato da alcuna forma di energia supplementare: ciò equivale ad un mutamento di direzione dell’Onda di Vita, la quale cambia piano di manifestazione.

Alla Morte fisica segue quindi una Nascita in una dimensione non fisica, in un organismo più “sottile”, capace di vibrare in sintonia con un’energia che è divenuta più nobile.

Sono le tappe più significative della vita umana, i cui suoni consonanti formano l’accordo maggiore, con la Morte nel ruolo della 7a dominante.

Anche la Nascita e la Morte si corrispondono in una simmetria, rispetto all’asse centrale della linea di sviluppo, come due fasi opposte e complementari. La Nascita si completa con la Morte perché questa ne è il complemento. E fin qui nulla di nuovo.

Ma abbiamo visto che il DO1 – Nascita si ripercuote in un DO2 – Nascita che risuona, essendo l’armonica di 1° ordine, rinforzando il suono della nota inferiore, per il principio della risonanza. Quando un bambino viene alla luce è come se la corda di uno strumento musicale emettesse una nota, oltre la portata del nostro udito, ed a questa nota facesse eco la sua armonica, un DO superiore, una nota più alta e più forte, che si diffonde nell’etere cosmico e s’imprime nelle Cronache della Natura, dove lascia la sua traccia.

Si direbbe che ogni uomo, che stia per iniziare nella carne il suo viaggio terreno, “scriva” anche con la sua anima la sua Vita attuale e incida, su di una invisibile banda dell’etere, una sorta di diagramma speculare della sua vita. È come se vivessimo contemporaneamente due vite: una, immersi nella materia, sotto la luce del sole, l’altra in un mondo iperfisico soprasensibile, nella notte della nostra coscienza ordinaria.

Ma l’analogia tra la nascita nel mondo fisico e la nascita che segue alla morte del corpo fisico, può essere messa in luce dal grafico che illustra il ciclo vitale dell’uomo, completo dei suoi corpi visibili e di quelli invisibili. L’essere umano, nel suo processo di crescita a partire dall’ovocellula fecondata, lo zigote, fino allo sviluppo dell’individuo adulto, alla sua maturità, alla senilità e alla morte del corpo fisico, percorre una parabola le cui tappe possono essere rappresentate in una scala di dieci gradini. Se ad ogni gradino di questa scala evolutiva facciamo corrispondere una nota, come per una scala musicale in tono di DO, al DO1 del Concepimento corrisponde, spostato di un’ottava, il DO2 che cade nella Maturità, ma la scala del ciclo vitale prosegue e si completa con il MI alla Senilità Morte
Ed è questa corrispondenza tra il MI-Feto dell’ottava inferiore e il MI-Senilità-Morte dell’ottava superiore che presenta un aspetto interessante, sul quale vale la pena soffermarci, onde poter introdurre in modo più appropriato l’argomento che è oggetto del nostro studio.

Il Feto muore al mondo intrauterino, al buio della cavità ripiena di liquido amniotico, per nascere alla luce del mondo esterno. Si noti che esso passa quindi da un elemento denso (Acqua) ad uno meno denso (Aria). In modo analogo al MI superiore abbiamo il passaggio dell’lo dal mondo della materia densa, ad un mondo immateriale.

Questa corrispondenza tra il Feto che muore per rinascere come un nuovo essere autonomo e l’uomo che muore, cioè si libera della sua spoglia fisica, per rinascere anch’esso con una nuova natura, questa corrispondenza ci dice che il concetto di una nascita che segue alla morte, e cioè il concetto di sopravvivenza, non è un atto di fede, o un fatto opinabile, ma una realtà presente in natura, un principio sancito dalla Legge fisica e cosmica dell’Armonia.

Questa seconda nascita, per quanto abbiamo visto prima, è caratterizzata da una più alta frequenza vibratoria, doppia rispetto alla prima: ciò vuol dire che questa volta la Vita si manifesta in una materia più “sottile”, più sensibile, più raffinata.

Vediamo così che il nuovo strumento dell’Io, il nuovo organismo destinato a vivere nel nuovo piano di esistenza non può che essere un corpo psichico. E questo perché nell’ottava delle energie, alle energie vitali fisico-eteriche seguono le energie psichiche. Infatti la scala evolutiva della Creazione ha inizio con la Materia e, attraverso l’Energia fisica, giunge alla Vita.

Quindi i primi tre gradini di detta scala sono:

Materia → Energia → Vita. E Vita è sinonimo di Psiche.

Secondo le più moderne teorie vitalistiche (H. Driesch) il mondo organico si distingue da quello inorganico per il suo carattere psichico e c’è chi postula uno psichismo diffuso in tutti i viventi, la cui intima finalità sarebbe la molla dell’evoluzione (Conwaylloyd Morgan). Naturalmente, al loro primo apparire i fenomeni del mondo vivente sarebbero diretti da energie psichiche appena abbozzate; infatti, nelle prime manifestazioni della Vita, quali sono quelle degli esseri monocellulari, non è detto che l’intelligenza debba manifestarsi sul piano cosciente dell’individuo. Quindi, al suo primo stadio, la psiche si manifesta in una forma primitiva e rudimentale.

Ora, superata la soglia del MI dell’ottava superiore del ciclo evolutivo dell’essere umano, questi lascia il mondo in cui l’energia fisica si manifesta per mezzo della materia inerte, nei fenomeni retti dalle leggi naturali, e fa ingresso in un mondo la cui materia non sarà più inanimata, bensì pervasa da una sorta di psichismo diffuso.

Siamo giunti sulla soglia di un mondo invisibile, che confina con questo nostro mondo fisico e che gli alchimisti medioevali chiamarono “astrale” giacché sarebbe attraversato da forze che circolano tra gli astri. Noi tutti ci troveremmo immersi nella sua regione più bassa, senza però averne coscienza perché nelle condizioni normali di percezione è a noi invisibile. In grado assai maggiore esso si estenderebbe oltre il piano fisico, pur restando sempre prossimo al nostro mondo di materia più densa. Il mondo astrale viene anche definito il mondo dell’anima, o il mondo del desiderio, per distinguerlo dal mondo spirituale vero e proprio, il quale si estenderebbe ben più lontano dal mondo fisico, in piani di esistenza ben poco accessibili. È bene però chiarire subito che, come meglio vedremo in seguito, non si tratta solo di una localizzazione nello spazio di questi mondi iperfisici, essendo noi circondati, qui su questa terra, sia dalle cose del mondo materiale, che percepiamo con i sensi esterni, sia dalle realtà presenti nel mondo astrale e in quello spirituale, accessibili solo ai sensi animici sufficientemente sviluppati.

Le fonti d’informazione alle quali possiamo attingere per avere un’idea della natura di questo mondo dell’anima, sono gli insegnamenti che ci provengono da antiche scuole orientali, le investigazioni di ricercatori appartenenti a centri iniziatici d’occidente e, infine, le testimonianze di coloro i quali, a seguito di sdoppiamento corporeo, visitano le regioni del piano astrale, con continuità di coscienza, sia in modo del tutto spontaneo, sia con l’ausilio di tecniche appropriate. I resoconti di questi viaggi extracorporei sono, è vero, soggettivi, ma pur sempre sperimentabili da chiunque sia disposto a sottoporsi alle suddette tecniche.

Si tratta di una materia che ormai è oggetto di studio sistematico e il materiale finora raccolto costituisce una preziosa documentazione circa l’esistenza di questo mondo ultraterreno e delle sue caratteristiche, e cioè: del suo aspetto, della sua geografia, dei suoi abitanti, dei fenomeni in esso osservati, nonché delle leggi che li regolano.

La Legge dell’Ottava o La Musica delle Sfere
Nell’aforisma della Tavola di Smeraldo ritroviamo la legge delle corrispondenze che fa dell’uomo un cittadino del Cosmo.

La legge dell’Ottava lega gli atomi alle stelle, le cellule alle galassie, così che l’Onda di vita risuona nell’Universo in un’armonia divina, in una sinfonia cosmica che Pitagora chiamò: “la musica delle sfere”.

Tutto si muove, tutto cambia, si sviluppa o degenera, si rinforza o s’indebolisce, sotto l’azione di forze che mutano in modo discontinuo la loro intensità e la loro direzione.

Secondo un’antica conoscenza gli eventi procedono in base alla legge del Sette, o legge dell’Ottava.
Stando a questa legge, tutto nell’Universo si muove perché riceve un impulso che si propaga per onde in modo discontinuo. Esso infatti non si mantiene costante, ma muta, ad intervalli diseguali, d’intensità e di direzione.

Per comprendere bene il significato di questa legge, dobbiamo tenere presente che, secondo questa antica dottrina, tutto l’Universo è pervaso da vibrazioni che si propagano in ogni tipo di materia, dalla più sottile alla più grossolana, e in tutte le direzioni. Possiamo anzi dire che, l’Universo stesso consiste in vibrazioni.
Si definisce “ottava” il periodo compreso tra una data frequenza e il doppio, o la metà, di detta frequenza.

Esistono due tipi di ottave: discendenti e ascendenti. Tutti i tipi di creazione si sviluppano in ottave discendenti, in cui l’idea originaria si traduce in un progetto dettagliato passando attraverso stadi caratterizzati dalla crescente complessità, varietà, molteplicità, degradazione Le ottave ascendenti costituiscono un riflusso di energia da materia grezza a prodotto raffinato, dall’informe al formato, dal generico al determinato, cosicché la linea di evoluzione si oppone a quella di creazione e si integra con essa.
Un’ottava ascendente è compresa tra un certo numero di vibrazioni nell’unità di tempo (frequenza) e il doppio di quel numero.
In due punti ben determinati dell’ottava, l’energia che si propaga nello spazio e nel tempo subisce un indebolimento perché in questi due punti diminuisce l’incremento della frequenza. Se in questi punti di crisi non interviene un apporto esterno di energia, l’ottava cambia direzione o cambia natura.

È questo il principio della discontinuità delle vibrazioni.
Dopo il primo rallentamento temporaneo, le vibrazioni riprendono ad aumentare (nel caso delle ottave ascendenti) con l’incremento che avevano prima, fino ad un nuovo affievolimento dell’energia.
I periodi durante i quali le vibrazioni aumentano in modo costante non sono uguali e i brevi periodi di rallentamento del tasso vibratorio non sono disposti in modo simmetrico entro l’ottava.
Questa legge è più evidente nei processi di trasformazione, sia nell’ambito dei fenomeni fisici, sia in quello delle attività umane.

Quando un solido, a seguito di somministrazione di calore, passa prima allo stato fuso e poi a quello di vapore, attraversa due fasi durante le quali la temperatura rimane costante. Noi continuiamo sempre a fornire calore, ma durante i due cambiamenti di stato il calore viene utilizzato unicamente per la disgregazione delle molecole, cosicché all’esterno il termometro non segna alcun innalzamento termico.

È il cosiddetto calore latente di fusione e di vaporizzazione. La linea di sviluppo dell’intero processo non è continua ma segue un diagramma a gradini: ai periodi di aumento della temperatura seguono due periodi di stasi. Perché la temperatura possa fare un nuovo balzo è necessario un accumulo di energia. Se questa non viene fornita prontamente nella giusta quantità, il processo si arresta.
Un pendolo semplice, scostato dalla posizione verticale, ricade per effetto del suo peso, raggiunge la posizione di equilibrio e, per inerzia, risale. Consumata tutta l’energia acquistata durante la discesa, il pendolo si ferma e inizia il moto di ritorno: si ha così una serie di oscillazioni che le inevitabili resistenze passive vanno a poco a poco smorzando.

In una situazione reale l’ampiezza delle oscillazioni del pendolo diminuisce fino ad annullarsi.
I due semiperiodi sono disuguali (a).
Lo stesso avviene per le onde circolari generate da un sasso gettato nell’acqua tranquilla (b).

Sotto l’azione di una forza che varia d’intensità e di direzione il pendolo dapprima accelera e poi ritarda fino a fermarsi. Raggiunto il massimo scostamento dalla posizione di equilibrio il moto riprende con la stessa legge, ma in direzione opposta, senza però tornare esattamente nella posizione di partenza: l’oscillazione di ritorno è meno ampia di quella di andata e il grafico che la rappresenta è una figura asimmetrica.
Siamo di fronte ad un moto intermittente, nel quale il moto e la quiete si alternano ad intervalli regolari ma non uguali, agli incrementi seguono le diminuzioni, alle salite le discese, allo “sviluppo” segue prima l’arresto poi il regresso.

È lo stesso tipo di moto di cui è animata una corda armonica posta in vibrazione. Se queste vibrazioni sono più di 16 e meno di 20.000 al secondo noi abbiamo la sensazione di suono.
Se volessimo ottenere oscillazioni di ampiezza costante dovremmo agire sul pendolo dall’esterno con un impulso, una spinta esercitata al momento giusto, nel punto più appropriato della sua traiettoria. La forza aggiunta deve essere d’intensità e di durata adatte ed in fase col moto.
Il pendolo (o una molla) che oscilla e le corde di una chitarra che vibrano sono esempi dello stesso tipo di moto. Ma con la stessa legge si generano e si propagano le onde elettromagnetiche, e quindi la luce. Tutti questi fenomeni vibratori hanno in comune quei principi che abbiamo visto a proposito della legge dell’ottava e cioè: il principio della discontinuità delle vibrazioni, della deviazione delle forze e quello dell’inevitabilità dell’alternarsi delle crescite alle decrescite .

Lo stesso fenomeno possiamo osservare in ogni campo dell’attività umana, sia nella vita individuale che in quella sociale.
Nulla resta al medesimo livello. Noi non siamo sempre in grado di distinguere la salita dalla discesa, né di scorgere ciò che avviene dentro di noi, per un difetto di prospettiva.
Nello sviluppo di ogni ottava si verificano delle fluttuazioni periodiche. In ogni manifestazione della nostra vita notiamo che tutto evolve perché muta secondo questa legge cosmica della inevitabilità sia della salita che della discesa. “Vi sono nell’uomo forse centinaia di pendoli in movimento. Queste salite e queste discese, queste fluttuazioni dei nostri umori, dei nostri pensieri, sentimenti, energie, determinazioni, corrispondono sia ai periodi di sviluppo delle forze da un intervallo all’altro, sia agli intervalli stessi.” (P.D. Ouspensky – “Frammenti di un insegnamento sconosciuto”). (1)

Fatta eccezione per pochi casi del tutto accidentali, la linea di sviluppo dell’ottava di solito non è retta.
Ne consegue che la nostra azione non è libera in assoluto, pur essendo libera la volontà di azione. La nostra libertà di azione è tanto limitata che resta in noi quasi allo stato potenziale. Il nostro diritto è limitato dal diritto degli altri. La nostra azione è limitata e condizionata dalla reazione, dalla opposizione di tutte le “volontà” d’azione di tutti gli esseri che ci circondano. Una pietra che ci fa inciampare e cadere, la spina che ci trattiene, l’automobile che ci travolge allorché attraversiamo la strada, sono esempi di ostacoli che fanno deviare la linea di sviluppo dell’ottava dalla direzione originaria. Effettivamente noi vogliamo sempre compiere un atto, ma non sempre possiamo eseguirlo. Poi c’è la volontà opposta (cieca o cosciente) degli uomini, che non invalida tuttavia il principio-volontà che è in noi. Appena è lanciata nell’ambiente vibratorio che ci circonda e ci stringe da ogni parte, la nostra azione non è immediatamente più libera perché viene ostacolata e deviata dalla resistenza o dalla maggiore o minore conformità di direzione degli atti di tutti gli altri esseri componenti questo complesso ambiente multivibratorio che è la Vita.

La legge dell’ottava spiega perché in natura nulla si svolge in linea retta. Nel pensare e nell’agire tutto accade, di solito, in modo diverso da come vorremmo, anzi spesso in modo contrario.
Nel Punto in cui l’onda rallenta la sua frequenza avviene una deviazione dalla direzione originaria. Le deviazioni si sommano e la linea di sviluppo dell’ottava, ripiegandosi su se stessa, può giungere fino ad invertire il senso di propagazione e a chiudersi in cerchio.
Noi avremo la sensazione di avere sempre proseguito nella stessa direzione, in realtà siamo tornati al punto di partenza. Lo slancio iniziale dopo qualche tempo s’indebolisce, interviene un periodo di sfiducia e/o di stanchezza. Poi l’entusiasmo riprende ancora per un po’ per poi subire un ulteriore calo in corrispondenza del successivo punto critico.
Se qui non interviene tempestivamente uno stimolo addizionale di adeguata intensità, l’ottava abortisce e si può ridurre ad una terna.

Tuttavia può accadere di osservare in natura uno sviluppo corretto e costante dell’ottava.
Anche nei vari campi dell’attività umana, in qualche caso, è possibile imbattersi in ottave che evolvono liberamente, senza interruzioni né deviazioni. Questa rara eventualità sarebbe dovuta allo choc aggiuntivo, indotto in una data ottava, da altre ottave che con essa sì incrociano nei punti di crisi e ne colmano gli intervalli e il deficit di frequenza vibratoria. Questo accidente può prendere il posto di una ferma volontà, di una precisa intenzione e di una attività costante.
“…Ma queste linee di sviluppo di forze che sono raddrizzate accidentalmente e che l’uomo può qualche volta vedere, o supporre, o sperare, mantengono in lui, più di ogni altra cosa, l’illusione della ‘linea retta’. In altri termini, crediamo che le linee rette siano la regola e che le linee spezzate e interrotte siano l’eccezione.”

Quando il caos si fermerà ci renderemo conto di quanto poco abbiamo bisogno, di quanto in realtà abbiamo e del vero valore della connessione umana.

Michela Marini

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