Comunicare con il principio divino interiore
Il frassino Yggdrasill,l’Albero Cosmico,sorregge con i suoi rami i nove mondi, nati dal sacrificio diYmir.
“Yggdrasil” detto anche “frassino del mondo”, metafora vegetale dell’universo concepito come essere organico, emblema del bene e del male. Simili alberi si possono trovare nei quadri mitico-rituali dello sciamanesimo e dello stesso cristianesimo, nel caso dell’Albero Sefirotico. Proprio alla tradizione Sciamanica sembra richiamarsi il nome Yggdrasil “cavallo del terribile” dove “Yggr” stà per terribile, appellativo di “Odino” capo degli Dèi nordici e il cavallo è una metafora di patibolo. Si allude, cioè alla storia dell’autoimpiccagione del Dio, per tanti aspetti simile alla morte apparente richiesta all’apprendista sciamano, durante la quale Odino acquisisce i segreti della sapienza magica.
Yggdrasill è l’albero più bello dell’universo che sorregge l’intero cosmo, il suo tronco è molto robusto e slanciato, la sua chioma arriva e supera il più alto dei cieli ed è impossibile scorgerne la fine. I suoi rami sono abitati da strani animali forniti di doti magiche. Uno di questi è un aquila gigantesca depositaria di antichissimi segreti, tra i suoi ochhi è appollaiato “Vedhrofölnir”, un minaccioso falco con uno sguardo terrificante. La corteccia è invece minacciata da “Dainn”, “Dvalinn”, “Duneyrr” e “Durathror”, quattro cervi dal collo ricurvo che brucano incessantemente il fogliame del frassino fino a intaccarne le radici, senza però riuscire a fare un minimo danno ad un albero di queste dimensioni. Lungo il suo tronco corre “Ratatoskr” lo scoiattolo “dal dente di topo” che è latore di messaggi e minacce dell’aquila agli oscuri abitanti delle radici dell’albero.
Yggdrasil attraversa tutti e nove i mondi, “Asgardh” dimora degli “Asi”, principale famiglia di Dèi, ma anche il “Vanaheim” dove dimorano gli altri Dèi, i “Vani”. Passa anche nel mondo degli “Elfi” chiari e scuri, nella terra di mezzo “Midgard” regno dei mortali fino a spingersi agli estremi confini del mondo nello “Jötunheim” dove regnano i giganti. Alla fine scende nel mondo degli inferi, il “Muspellheim” dove regnano le forze del male, passando per “Niflheim” la reggione delle nebbie perenni e per i meandri dei sotterranei della crosta terrestre abitata dai nani.
Le radici che sorreggono il portentoso albero sono tre e con le loro labirintiche diramazioni garantiscono la solidità del suo fusto.
La prima radice si trova ad Asgardh. Qui è localizzata anche la fonte di Udhr dalla quale sgorga un liquido che ha il potere di rendere simile alla pellicola interna delle uova qualunque cosa venga spruzzata con esso. nei pressi della sorgente rivitalizzante, si scorgono due uccelli che abbeverandosi spesso all’acqua della fonte, possiedono uno splendido manto candido. Essi sono i progenitori dei cigni, uccelli consacrati per la loro purezza agli Dèi. Alla sorgente, inoltre, ogni giorno attingono le tre “Norne”, le divinità che reggono le soti degli Dèi e degli uomini. I loro nomi simbolizzano le varie ipostasi del tempo: “Urdhr” il “passato”, “Verdhandi” il “presente” e “Skuld” il “futuro”. Durante il giorno intagliano le “rune” (lettere dell’alfabeto usato per brevi scritta magiche e apotropaiche) su tavolette di legno, oppure tessono teli di lino o giocano tra loro mettendo in palio la sorte degli uomini. Inoltre innaffiano le radici di Yggdrasdil, che sono perciò ricoperte di un sottile strato di bianca sostanza fertilizzante.
La seconda radice si trova nello Jötunheim, qui l’albero può contare su un altra fonte dotata di poteri magici, la fonte di “Mimir”. In questa sorgente, Odino un giorno si abbeverò e acquisì un illimitato sapere, ma per fare ciò dovette lasciare in pegno al Dio Mimir, custode della fonte, il suo occhio.
La terza radice si trova nei meandri degli inferi, nelle tetre regioni dei trapassati. È infestata da moltissimi serpenti malefici, incarnazioni striscianti delle forze del male. Questi rettili rodono ed iniettano il loro veleno nelle ramificazionidel frassino causandogli terribili dolori ed enormi patimenti. A capo di questi rettili mostruosi c’è “nidhhöggr” “divoratore terribile”, un dragone abilissimo nel rosicchiare la corteccia con i suoi denti uncinati. A nulla valgono le minaccie dell’aquila gigantesca appollaiata tra i rami, lo sciattolo Ratatoskr corre su e giù per il tronco inutilmente a riferirle all’indomito mostro che continuerà la sua lenta ed estenuante opera di distruzione.
Albero cosmico, sostegno del cosmo e dei mondi, yggdrasil annuncierà con il suo tremolio, fonte di spaventosi cataclismi, che la fine dei tempi è quasi arrivata e quando si abbatterà trascinerà con sé tutto il creato.
La visitazione del “Mondo inferiore”
La prima esperienza di viaggio che può attuare l’apprendista sciamano è indubbiamente quella della visitazione del mondo inferiore. Qui può incontrare le entità che vi dimorano, descritte dalla cosmologia della Matchka.
In questa dimensione lo sciamano può incontrare i “kuri”, esseri elementari e giocherelloni, senza grandi capacità mnemoniche, che tendono a stabilirsi in luoghi del loro mondo, coincidenti con precise zone del mondo del Nara, come particolari luoghi di montagna, di boschi, di fiumi e di laghi.
Può incontrare anche i “mnaascé”, i defunti che provengono dal Nara e che dopo il loro accesso nell’Aldilà stanno transitando verso la tappa successiva del Mondo di Gwenved in una evoluzione spirituale. Nella qualità di Mnaascé l’antico druidismo non contemplava solamente gli individui della specie umana, ma anche quelli di altre specie, dagli animali a creature di altri mondi.
Nel suo viaggio nel mondo della Matchka, lo sciamano può incontrare gli “erkad”, i fastidiosi predatori di energia quali sono i defunti rimasti attaccati ai loro interessi terreni del Nara, che non riescono a mettersi in cammino sul sentiero della loro evoluzione spirituale.
Ma lo sciamano può incontrare tra le creature che popolano la dimensione della Matchka anche i pericolosi “mnaaku”. Una sorta di Kuri evoluti e sapienti che non hanno in buona considerazione le creature del Nara e forse nutrono solo qualche forma di rispetto per gli sciamani che considerano loro pari. Essi potrebbero essere paragonati a terribili demoni sempre pronti a fare esperimenti sui malcapitati individui viventi nel Nara, considerato da loro come il “mondo lento di pietra”, soprattutto con gli individui che si avventurano in spericolate sedute spiritiche dove possono trasformarli in “koltan”, sorta di zombie inconsapevoli che solitamente portano le situazioni intorno a loro al disagio, alla conflittualità e a vari disastri producendo disordine tra gli esseri umani.
Poi infine lo sciamano può fare il suo incontro anche con gli “Ardra”, creature paragonabili agli angeli di certe confessioni religiose, che rappresentavano i defunti, uomini o animali, che dopo il loro cammino esperienziale attraverso la Matchka sono passati dalla “Porta della Scomparizione” per accedere al mondo di Gwenved affacciati al mistero della Causa prima o Oiw. Gli stessi che secondo la mitologia druidica della Matchka guiderebbero nei sogni e nelle azioni nel mondo ordinario del Nara la vita di quanti verserebbero nel bisogno, siano essi animali o umani.
Secondo la filosofia dell’antico druidismo, nell’esperienza della visitazione del “Mondo inferiore” lo sciamano ha anche occasione di sperimentare la conoscenza del lato oscuro della sua personalità per non celare a se stesso nulla di quanto possa nascondersi alla sua consapevolezza e non essere mai ricattabile di fronte ad ogni possibile prova. Un’esperienza comunque riservata agli sciamani più preparati e pronti a confrontarsi con se stessi senza incorrere in alcun danno di stabilità psicologica.
Nell’esperienza di viaggio condotta nel “Mondo inferiore” o “Sotterraneo” lo sciamano utilizza le facoltà autoipnotiche che si sostengono sul piano dei fenomeni onirici e che attua in maniera consapevole.
Lo Sciamano non ha bisogno di addormentarsi per iniziare il suo viaggio sciamanico. Egli induce volontariamente in se stesso uno stato di alterazione cognitiva, definito con il nome di “trance”, che attiva il suo addormentamento consapevole e lo catapulta nella dimensione onirica.
Compie così un cammino attraverso gli scenari onirici dove rimane sempre consapevole degli eventi che vive. Gli scenari onirici divengono la sostanza delle sue Visioni, in cui trova riscontro e risposte ai quesiti che possono riguardare se stesso oppure altri che si sono rivolti a lui.
Questa esperienza rappresenta una esplorazione interiore della sua mente basata sulle tecniche del “sogno lucido”, ovvero un viaggio onirico guidato senza perdere consapevolezza, dove incontra e si intrattiene con entità con cui il suo Inconscio riesce a interagire.
Le sue visioni giungono quindi ad essere stabili e perfettamente ricordate nel momento in cui esce dal suo stato di sonno. Durante il sonno solitamente non viene mantenuto uno stato di consapevolezza e le esperienze oniriche vengono vissute in maniera passiva, subendole, e dimenticando al risveglio mattutino l’esperienza vissuta. Lo sciamano invece, mantenendo il suo stato di consapevolezza, è in grado di trarre esperienza dal suo viaggio.
La prima fase onirica in cui lo sciamano si addentra all’inizio del sonno è ancora relazionata al mondo della veglia. Una goccia d’acqua che cade da un rubinetto porta a costruire, o a “rezzare” in gergo internettiano, un’ambientazione dove il rumore si trasforma in un temporale o in una cascata d’acqua con l’accompagnamento di un coerente scenario.
Una seconda fase onirica è quella in cui nel sogno sono rivisitati gli eventi personali della giornata e si creano scenari onirici, ovvero “Visioni”, in cui si sviluppano eventuali valutazioni alternative alla loro dinamica. È la cosidetta “fase REM” del sogno.
In una terza fase onirica il cervello si connette a quello che potrebbe essere visto come una propaggine del “Mondo inferiore”, identificato dalla cosmologia druidica come il mondo della Matchka, l’aspetto disincarnato dalla materia con cui l’individuo condivide la sua esistenza fisica. Una dimensione in cui si rendono possibili facoltà ESP e contatti con le creature che abitano questo mondo.
Poi ancora, una quarta fase, verso profondità archetipali dell’Inconscio, in cui si manifestano scenari fantasmagorici, luci multicolori e paesaggi dominati da specchi d’acqua e isole, che possono rivelarsi mortali per l’incauto viaggiatore che si addentrasse e sostasse imprudentemente in questa dimensione poiché rappresenterebbe il suo ritorno al caos fenomenico e disgregante dell’Annwin.
La visitazione del “Mondo superiore”
L’ultima dimensione del viaggio sciamanico è quella relativa al “Mondo superiore”, il mondo rappresentato dal simbolismo dell’Yggdrasil nella sua arborescenza che si espande nel cielo e si protende verso il sole da cui riceve calore e energia vitale.
Un sole descritto anche nell’Albero Sephirotico dell’esoterismo ebraico come l’Ein Soph, la manifestazione del Mistero, della Causa Prima di ogni cosa. L’aspetto segreto ed esaustivo a se stesso della natura mistica dello Shan, l’esistenza sul piano reale e immateriale concepito dall’antico sciamanesimo druidico.
Nell’esperienza del viaggio nel “Mondo superiore” lo sciamano vive una Visione che, attraverso fasi progressive, lo porta a liberarsi dall’ipoteca della rappresentazione sensoriale del corpo e di quella immaginativa della mente, che lo limitano alla sola percezione della materia, per accedere alla qualità invisibile e immateriale dello Shan.
La visione protesa sul Mondo superiore definisce un processo di esperienza che si divide in quattro tappe: la contemplazione, la percezione, la sintonia con il mistero e lo sviluppo creativo delle potenzialità del Potere acquisito. In questa sequenza trova una particolare capacità di interazione con gli elementi del mondo superiore giungendo a sviluppare una conoscenza trascendente che lo porta ad essere in sintonia con il Mistero mistico che è l’aspetto esaustivo dello Shan.
L’antico sciamanesimo druidico contempla l’idea che nel Mondo superiore lo sciamano possa incontrare gli Ardra, gli spiriti superiori da cui ricevere un ulteriore insegnamento diretto e le risposte ai suoi interrogativi. Un incontro che può facilitarlo, grazie alla loro guida, a procedere sul percorso per raggiungere il mondo di Gwenved in cui si rivela la natura del Vuoto a cospetto della visione di Mat, l’OIW o il “Cerchio vuoto di Keugant” della cosmologia degli antichi druidi.Secondo l’antico sciamanesimo druidico l’esperienza della Visione del Mondo superiore rappresenta una precisa percezione della natura dello Shan e diviene la reale modalità di interazione con la Natura che lo sciamano può attuare. Una percezione dell’esistenza che non è più rilevata attraversi i sensi, né tantomeno attraverso l’immaginazione della mente, ma è vissuta attraverso il risveglio delle facoltà spirituali che si pongono in relazione con l’aspetto fenomenico reale che esiste al di là dell’interpretazione sensoriale e immaginativa della mente.
Lo Sciamano realizza in tal modo l’esperienza del Nah, una Visione permanente della realtà dello Shan e la conseguente partecipazione alla sua logica fenomenica con cui vivere armonia e conoscenza. In questo caso opera al suo viaggio sciamanico attraverso la condizione del silenzio interiore, il “Sà”. Una forma di attivazione del viaggio sciamanico che, a differenza dell’esperienza implosiva della “trance” effettuata nell’esplorazione del mondo inferiore, lo pone a contatto diretto con la natura reale del Vuoto senza più la mediazione delle percezioni soggettive e incomplete del corpo e della mente.
L’esperienza del viaggio nel Mondo superiore ha portato l’antico sciamanesimo druidico a identificare nel concetto di viaggio sciamanico la pratica della meditazione e a focalizzare l’attenzione verso una dimensione nobilitante che induce lo sciamano a maturare la sua esperienza, svincolandolo dall’ipoteca determinata dalle esperienze condotte nel Mondo inferiore e in quello di mezzo.
Il bagaglio di conoscenza sviluppato nel Mondo superiore ha portato a creare una divisione netta tra la pratica sciamanica legata alla superstizione e alla soggettività del mondo fisico e quella riferibile alla dimensione della realtà mistica e trascendente dello Shan, dove le esperienze del Mondo inferiore e del Mondo di mezzo non vengono rinnegate, e anche sviluppate secondo bisogno, ma sono relativizzate a fronte dell’importanza rappresentata dalla meditazione per la crescita interiore e per il raggiungimento del Potere spirituale dello sciamano.
Lo sciamano ha modo così di divenire “vento nel vento”, simboleggiando la sua essenza spirituale nella sintonia con il piano reale di tutta l’esistenza, fonte di inesauribile benessere e potere creativo.
La meditazione giunge ad assumere nella sua sostanza e prassi il simbolismo evolutivo dell’Yggdrasil che il meditante interpreta attraverso le tappe poste sul cammino interiore del “Sentiero d’Oro”, tappe che lo portano progressivamente verso la conoscenza della natura segreta dello Shan e la partecipazione all’armonia e al benessere che esso manifesta. Un cammino che compie per se stesso e per aiutare quanti possano averne bisogno.
Fonti: runelore.it – shan-newspaper – digilander
Quando il caos si fermerà ci renderemo conto di quanto poco abbiamo bisogno, di quanto in realtà abbiamo e del vero valore della connessione umana.