La creatività vuole coraggio
La mente che si apre ad una nuova idea non torna mai alla dimensione precedente, diceva Albert Einstein. La creatività, concepita come dono umano, non solo per i suoi mille aspetti facoltosi ma anche come percorso di crescita personale interiore. La creatività è un dono che l’essere umano troppo spesso sottovaluta, essa è in grado di riuscir a oltrepassare le barriere della mente portando la vita di un uomo ad un elevazione proficua per esso.
Come può accadere questo? Come possiamo vivere la vita in modo creativo ottenendo ciò che può renderci felici? E che importanza ha questa creatività umana nella vita pratica quotidiana di tutti noi?
La Creatività umana è fondamentale per consentirci di vivere con piacere, con serenità ogni istante della nostra vita. È essenziale per vivere pienamente e positivamente ogni nostro rapporto con noi stessi, con la natura e con gli altri. Solo questo tipo di creatività può consentirci di essere dei veri artisti della vita e aiutarci a migliorare la qualità e la durata della nostra esistenza.
Certo, non può trasformarci tutti in un Leonardo o un Michelangelo, ma ci permette di vivere le stesse meravigliose emozioni anche nel vivere banali esperienze, trasformando la nostra vita in un autentico, grande capolavoro.
Questa impostazione del concetto di creatività umana, vista soprattutto nella sua dimensione relazionale, empatica, apre molte prospettive, estendendola a tutto ciò che riguarda il rapporto tra l’individuo e il suo Sé, il mondo circostante e gli altri. E quindi si estende ai rapporti tra l’uomo e l’ambiente, tra la società e la natura, tra insegnanti e alunni, tra genitori e figli, tra marito e moglie, tra amici e tra colleghi. Il campo di interesse si amplia enormemente includendo il mondo del lavoro, il tempo libero, il mondo dell’arte, le istituzioni sanitarie, le associazioni di ogni tipo, la pubblica amministrazione, la formazione, l’aggiornamento e la ricerca, l’ecologia, le problematiche della terza età, ecc., ecc.
Il termine “creatività” è abbastanza recente. Nel passato si parlava di “creazione” e ci si riferiva esclusivamente all’atto di creare qualcosa dal nulla. Ovviamente era una prerogativa esclusiva della Divinità. Anche i più grandi artisti non osavano definirsi “creativi”. Soltanto nel secolo scorso si è cominciato a parlare di creatività come di una capacità umana.
All’inizio la creatività è stata considerata una prerogativa dei grandi artisti.
Poi gli psicologi hanno cominciato ad evidenziare che esiste anche una creatività di tutti gli esseri umani.
Successivamente è stato sottolineato che è creativo chiunque sia capace di produrre qualcosa di nuovo e utile: un oggetto o una soluzione di un problema. E si è dimostrato che questa capacità può essere appresa e sviluppata.
La creatività umana è qualcosa di ancor più profondo e importante.
Esiste una creatività non necessariamente correlata alla produzione di oggetti o alla soluzione di problemi.
“Anch’io, come la maggior parte della gente, pensavo alla creatività collegandola ai suoi prodotti…Ma le mie previsioni furono mandate all’aria da parecchi dei miei soggetti di studio….imparai a riferire il termine “creativo”…non soltanto ai prodotti ma anche alle persone in un senso caratteriologico, nonché alle attività, ai processi e alle attitudini.”(Abraham Maslow)
Ma che cos’è la creatività umana? È una dote comune a tutti gli esseri umani, alla nascita. La posseggono i grandi artisti, che sono capaci di trasformare una tela o una pietra in un capolavoro. E la possiede chiunque altro sia capace di “trasformare la banalità in bellezza” (R. Benigni).
Non è un tratto del carattere e non richiede necessariamente un talento, una cultura o un’abilità tecnica. E non comporta sempre la produzione di un oggetto concreto.
È soprattutto “una relazione empatica in cui la percezione e la comunicazione di emozioni umane profonde hanno un ruolo centrale….Senza di esso non può esserci vera creatività, né un prodotto positivo, nè arte” (V. Cei “Libera la tua Creatività” F. Angeli).
Se la creatività è una dote di tutte le persone alla nascita, come mai molti non riescono ad esprimerla?
Già cinquant’anni fa, Harold Anderson segnalò che la creatività degli adulti è bloccata: «La creatività è in ciascuno di noi. Per meglio dire era in ciascuno di noi, quando eravamo piccoli. Nei bambini la creatività è un elemento universale. Fra gli adulti è pressoché inesistente. Il grande problema è di riuscire a sapere che cos’è accaduto di quest’immensa, universale risorsa umana, un problema attuale, che costituisce l’oggetto della nostra ricerca».
Purtroppo da 50 anni in qua le cose non sono migliorate.
Viviamo una situazione assurda e paradossale. Nonostante sia prodotta una quantità enorme di oggetti, la creatività umana è sempre più repressa.
Nonostante siamo circondati da libri, corsi e prodotti correlati alla creatività, la società contemporanea di fatto inibisce o blocca la creatività umana.
“Quasi certamente continueremo a diventare sempre meno creativi a meno che non facciamo qualcosa deliberatamente al fine di conservare e sviluppare il nostro talento congenito. … perdiamo ciò che non sfruttiamo: questo assioma si riferisce al cervello oltre che ai muscoli” (Osborn)
Che cosa determina il blocco e l’inibizione della creatività umana?
Come dice Maslow, la creatività «nella maggior parte dei casi si smarrisce, o resta seppellita, o viene inibita a mano a mano che l’uomo si lascia assimilare nella civiltà».
Man mano che il bambino viene “educato”, scolarizzato e socializzato, la sua creatività umana viene progressivamente bloccata. Proprio la famiglia, la scuola e la società, che dovrebbero essere i luoghi ideali in cui esprimere e sviluppare la propria creatività, ne divengono la tomba per quasi tutti.
Quali sono le più gravi conseguenze del blocco della creatività umana?
Erich Fromm dice: “L’uomo che non può creare vuole distruggere”.
E infatti la prima più grave conseguenza del processo di inibizione della creatività attuato dalla famiglia, dalla scuola e dalla società è lo sviluppo della distruttività umana in tutte le sue molteplici forme. Aggressività, vandalismo e violenza diretta verso oggetti animali e persone (le cronache e la vita quotidiana lo confermano drammaticamente). Non basta: l’altra drammatica espressione è la distruttività diretta verso se stessi. E da quel che si vede quotidianamente, ovunque, i modi per auto distruggersi sono tanti. Le statistiche più recenti dicono: ogni 40 secondi una persona si suicida, aumenta vertiginosamente l’uso e l’abuso di droghe e alcol, soprattutto nei giovani. Ogni giorno giornali, radio e TV ci raccontano esempi drammatici.
Un altro tipo di conseguenza gravissima dell’inibizione della creatività è lo sviluppo di un disagio mentale evidente e diffuso: ansia, depressione, crisi di panico, fobie varie, disagio esistenziale (insicurezza, dipendenza psicologica, conformismo, isolamento, indifferenza, intolleranza, difficoltà nella comunicazione, ecc.).
Il coraggio della creatività
“Per vivere una vita creativa dobbiamo perdere la paura di sbagliare.” (Joseph Chilton Pearce)
“Per vivere una vita creativa dobbiamo perdere la paura di sbagliare”, così afferma Pearce ed io modificherei la frase dicendo che per vivere una vita creativa dobbiamo avere Fiducia (in noi e nella Vita)!
Cosa vuol dire per voi “essere creativi”? Quanto vi nutrite di creatività nella Vita?
Il libro de “I King”, il libro dei Mutamenti, prevede come primo esagramma “IL CREATIVO” (Kkienn) che graficamente si compone dai due trigrammi “cielo su cielo”. Senza addentrarmi in spiegazioni specifiche che in realtà rimando al lettore particolarmente interessato all’argomento, prendo spunto da tale segno per dire che recita così: “La via del Creativo opera attraverso mutamento e trasformazione, così che ogni cosa riceve la sua vera natura e destino e giunge permanente concordanza con la grande Armonia: questo è ciò che è propizio e perseverante”.
Di solito, ed erroneamente aggiungo, si sente dire che la qualità della creatività sia legata quasi esclusivamente ai cosiddetti artisti o comunque all’ambito artistico, quello più di nicchia. Ovviamente non sono d’accordo. La creatività è per me il risultato della capacità di ognuno di essere sempre in contatto con se stesso, sapendo cogliere le proprie mutevoli sfumature ed accompagnando con profonda accettazione la nostra trasformazione che è , quest’ultima, elemento costante della Vita. Se non accettiamo la nostra mutevolezza difficilmente daremo spazio alla creatività e quindi al NUOVO.
Il “nuovo”, dimensione che sovente ci spaventa perché vogliamo controllarlo anticipatamente con l’arroganza e la presunzione di chi sa già quello che sarà. Non voglio dire che non ci sono fatiche e momenti di scoramento, ma quanta fatica si fa ad anticipare l’esito di qualcosa che non sapremo come andrà finchè non iniziamo ad agire? E qui un altro passaggio: l’AZIONE. Ad ognuno di noi la scelta di quali azioni fare ed in quali tempi però c’è un limite a tutto: qualcosa si deve pur fare, non si può vivere solo nel mondo dell’idee altrimenti anche quelle più entusiasmanti alienano.
Non posso pensare solo ad una ricetta e poi non farla mai!!!!!! L’esperienza ci serve per comprendere se la direzione è quella giusta per noi.
“Creare”, prima di tutto noi stessi, richiede un costante Amore nei nostri confronti, un Accudimento profondo per le nuove parti di noi che ogni istante chiedono di poter nascere (o ri-nascere). Creare vuol dire darsi la possibilità di scegliere liberamente i colori della propria Esistenza credendo fermamente che non ci sono regole fisse per dipingere “un quadro perfetto”…NOI…
La creatività ti salva la vita La capacità di “inventare” nuove strade è patrimonio di tutti: risvegliamola, perché originalità e innovazione ci aiutano nel lavoro e nella vita quotidiana
Si sa che le cose prevedibili sono in genere anche rassicuranti. Ma una vita tutta programmata e senza scossoni, già scontata, è davvero un obiettivo cui puntare? È legittimo avere qualche dubbio. Di certo è raro sentire una donna innamorata dire: “È così monotono che mi fa impazzire! Con lui è tutto scontato, che bello!”. E siamo certi che nessun dirigente si esprimerebbe così riguardo a un suo sottoposto: “Da lui non ci si può mai attendere un colpo di fantasia o un’idea originale: è perfetto!”. L’inaspettato, la variazione imprevista sono, in molti campi, il lievito dell’esistenza. Un lievito che possiamo andare a cercare dando più spazio a una qualità preziosa che tutti possediamo ma che spesso non sappiamo di avere: la creatività, cioè la capacità di mettere in campo soluzioni nuove. A volte un’intuizione ci fa cambiare strada all’improvviso e risolve problemi o situazioni spinose. Ma come possiamo coltivarla? Scopriamolo assieme.
La vita sorprende chi non la “prenota”La tua vita è dominata dalla routine? Decidi sempre di lunedì cosa farai il giovedì? Programmare è confortevole, ma il rischio che corri è di prenotarti la vita come ci si prenoterebbe un ristorante: sai già dove andrai e cosa mangerai. L’imprevisto, l’evento che scombina i tuoi progetti all’ultimo momento: sono colpi di fortuna! Quando non arrivano mai, prova tu a cercarli. Ogni tanto cambia programmi all’ultimo istante e osserva cosa accade dentro e fuori di te. Ti sorprenderai positivamente!
Gioca con la tua immagineA tutti è capitato di essere attratti da un capo di abbigliamento, un oggetto o un elemento un po’ fuori dalle righe: magari è una semplice cravatta dal colore sgargiante, o un cappello dalla forma troppo vistosa oppure un fiore da mettere tra i capelli. L’abbiamo comprato e mai indossato, oppure ci abbiamo rinunciato perché l’occasione adatta non arrivava mai. Hai mai pensato che quell’oggetto è lì come una sfida? Indossalo! Non è necessario che sia qualcosa di vistoso che potrebbe imbarazzarti, basta un piccolo elemento insolito.
Perché farloLa nostra immagine è lo specchio più fedele che abbiamo ed è la prima a essere contagiata dal virus dell’uniformità. Ci vestiamo uguali agli altri fino a essere indistinguibili e tutto questo accade senza che ce ne accorgiamo. Concedersi un po’ di ribellione intervenendo sull’immagine porterà grandi sorprese nelle tue giornate: emergeranno gesti, frasi e anche occasioni inaspettate.
Accorgersi di ciò che non appare subitoL’abitudine è uno dei virus più potenti: invade il comportamento, il pensiero e anche la percezione. Iniziamo a riappropriarci della nostra originalità con un esercizio in due parti, che ha la finalità di risvegliare una sensibilità troppo ingabbiata e restituirci uno sguardo aperto.
– Osserva gli spazi vuotiOgni tanto durante la giornata, ovunque ti trovi, fermati per un minuto e lentamente fai scorrere lo sguardo tutto intorno a te cercando di notare gli spazi vuoti tra gli oggetti. Di solito si notano gli elementi, le persone e gli oggetti che occupano lo spazio; ma hai mai osservato che forma ha il vuoto tra le gambe di una sedia? E i vuoti che si inscrivono nella figura di una persona?
– Ascolta anche le pauseQuando qualcuno ti fa un lungo discorso, cogli l’occasione per fare questo esercizio: anziché ascoltare le parole, soffermati sulle pause. Non avere paura di essere scortese nei confronti del tuo interlocutore: spesso ci parliamo addosso e l’altro è solo un pretesto per sfogarci. Quanti silenzi ci sono tra le parole? Sono ampi come un respiro profondo? Sono brevi come il singhiozzo? Le pause sono cariche di significato?
La creatività è uno stato paradossale della consapevolezza e dell’essere. E’ l’azione che scaturisce dall’assenza di attività: è ciò che Lao Tzu ha chiamato wei-wu-wei. Significa lasciare che accada qualcosa attraverso di sé: non è agire, è permettere un accadere. Significa diventare un canale, affinché il Tutto possa fluire attraverso di te; significa diventare una canna di bambù vuota, nient’altro che una canna di bambù vuota.
In questo caso qualcosa inizierà immediatamente ad accadere poiché, nascosto nell’essere umano c’è il divino: devi solo concedergli un pò di spazio, un passaggio minimo per permettergli di fluire attraverso di te. La creatività è questo: permettere a Dio di accadere; la creatività è uno stato religioso dell’essere. Ecco perché affermo che un poeta è molto più vicino a Dio di un teologo; un danzatore lo è ancora di più […]
Creatività non è altro che questo: essere totalmente rilassato. E questo non significa inattività, bensì rilassamento: infatti, dal rilassamento scaturirà un agire intenso ma non sarà un tuo fare: tu sarai un semplice veicolo […]
Coleridge, un grande poeta inglese, alla sua morte lasciò migliaia di poemi incompiuti. Nel corso della sua vita molti gli avevano chiesto: “Perché non termini questi poemi?”. Alcuni infatti mancavano solo di un finale, di una o due strofe: “Perché non li finisci?”.Coleridge rispondeva:
“Non posso, ogni volta che ho tentato di completarne qualcuno sentivo che mancava qualcosa, c’era una dissonanza. Le strofe composte da me non erano mai in sintonia con il poema… qualcosa che era scaturito spontaneamente attraverso di me. Le strofe che avevo aggiunto restavano un ostacolo nel quale inciampavo, erano massi che impedivano il fluire della poesia. Perciò devo aspettare: qualsiasi poema, fluito attraverso di me, sarà completato solo da qualcosa che inizierà nuovamente a fluire, mai prima di allora”.
Coleridge completò pochissimi poemi, che hanno però una bellezza grandiosa e un raro splendore mistico. E’ così da sempre: quando il poeta scompare, nasce in lui la creatività. In questo caso il poeta è posseduto; certo, il termine è esatto: il poeta è posseduto. Essere creativo significa essere posseduto dal divino. […]
E ogni volta che sarai in sintonia con il ritmo naturale dell’universo, sarai un poeta, un pittore, un musicista, danzatore. Provaci!
Questo è lo stato di creatività, e questa può essere definita la sua qualità essenziale:essere in armonia con la natura, essere in sintonia con la vita e l’intero universo.
Immagine: Michela Marini
Fonti: http://www.centroavalon.it/giornale/index.php/il-coraggio-della-creativita/
http://www.riza.it/psicologia/tu/3940/la-creativita-ti-salva-la-vita.html
http://animeradianti.com/osho-creativita-agisci-in-sintonia-con-la-natura/
Quando il caos si fermerà ci renderemo conto di quanto poco abbiamo bisogno, di quanto in realtà abbiamo e del vero valore della connessione umana.