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Il mio sole tramonta per rinascere: Genitori di noi stessi

02 Agosto 2017 • in: Consapevolezza

Rinascere per diventare genitori di noi stessi

Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno. (Pablo Neruda)

Quando ci liberiamo dai condizionamenti e dalle inibizioni del passato, a volte ci poniamo domande tipo: ma io chi sono veramente? Posso permettermi di essere me stesso? faccio del male a qualcuno se seguo la mia autenticità? Come si fa a volersi bene? Quali sono i miei veri interessi? troverò mai qualcuno che mi voglia bene e a cui vorrò bene?…

Le risposte vere a queste domande si trovano se non si tradisce se stessi, se ci si permette di stare con la propria anima, se non si perde la consapevolezza della propria unicità, se ci si abbraccia e si pensa di essere comunque un valore, anche se non si hanno risposte precise, perchè ciò che è importante è cercare, in buona fede e con il coraggio di chi sa che sta lottando con amore per una buona e giusta causa.

A volte riusciamo ad amare gli altri, ma non ad amare noi stessi. Strano, no?

Lo scopo del nostro esserci non può consistere che nel lavorare su noi stessi per comprendere, appunto, quale sia tale scopo: ovvero quale sia la nostra vocazione, la nostra chiamata. Ciascuno di noi ha la propria: e solo seguendola, riusciremo a trovare la pace del cuore, sia pure – eventualmente – in mezzo alle difficoltà materiali. Tradendola, non troveremo altro che amarezza e infelicità: anche se potremo sfoggiare un superbo tenore di vita e anche se tutti gli altri, che non sanno, guarderanno a noi con invidia e ammirazione, come a degli esempi di successo realizzato.

Ma noi, in fondo all’anima, sapremo di essere dei falliti: perché non avremo dato spazio alla nostra parte più autentica; che non è, né può essere, quella che si lascia suggestionare da aspirazioni artificiali, indotte dal martellamento consumistico; ma quella che realizza il nostro vero io.

In un certo senso, si tratta di farci carico di noi stessi, imparando a volerci bene come un bravo genitore ne vuole al proprio figlio; si tratta di puntare a divenire, idealmente, i genitori di noi stessi.

Per questo, occorre prendersi del tempo stando da soli. In questo modo ci possiamo riappropriare del tempo, possiamo possedere il tempo, usarlo per noi stessi, averlo a nostra disposizione.

Prenderci cura di noi, anche se non sappiamo come. Stare con noi stessi, anche se non sappiamo bene cosa fare.

Cosa si fa con un bambino per aiutarlo a crescere bene? Si sta con lui, lo si ascolta, lo si osserva, si cerca di percepire la sua verità, si ascolta cosa i suoi comportamenti ci muovono dentro, in una parola lo si ama; e così dobbiamo fare con noi stessi, come se fossimo i genitori buoni di noi stessi.

Spesso noi ci comportiamo con noi stessi come i nostri genitori si sono comportati con noi e questo a volte non ci aiuta. Dobbiamo cercare di renderci conto di quando facciamo questo, per cambiare registro ed essere per noi quei genitori che avremmo voluto avere, comportarci con noi come avremmo voluto che i nostri genitori si fossero comportati con noi, darci quello che loro, in buona fede, non hanno saputo darci. E’ inutile cercare qualcun altro che faccia questo con noi e per noi; se non lo facciamo noi, saremo sempre dipendenti da qualcun altro, il nostro bambino ferito che ci portiamo dentro non guarirà mai.

Il bambino interiore è presente dentro di noi indipendentemente dalla nostra età. Rappresenta tutti quei sentimenti, emozioni, gioie e ferite che abbiamo vissuto nella nostra infanzia e che ancora sopravvivono dentro di noi. È l’essenza di chi siamo veramente, la parte più pura di noi stessi.Molte delle problematiche che viviamo da adulti hanno origine proprio dal conflitto o dalla mancanza di contatto con il nostro bambino interiore.

Bisogna porci una domanda: il bambino che eravamo tanti anni fa, sarebbe contento di vedere, ora, quello che noi siamo effettivamente diventati?

Perché – questo è certo – con QUEL bambino non saremmo in grado di barare al gioco: non potremmo fargli credere di essere felici, di essere realizzati; e non lo potremmo ingannare gettandogli negli occhi il fumo del nostro successo esteriore.

No, quel bambino capirebbe al primo sguardo come stanno veramente le cose: lo vedrebbe nei nostri occhi, infallibilmente.

Dunque: per non deludere quel bambino o quel ragazzino che eravamo noi un tempo, pieno di sogni e di incanto del mondo, bisogna che noi gli mostriamo di aver conservato intatti i nostri sogni, che poi sono i suoi, e di aver conservato l’incanto, lo stupore e la freschezza davanti allo spettacolo del mondo, della vita.

Ma, perché questo sia possibile, è necessario che noi rimaniamo fedeli alla voce della chiamata; e possiamo farlo solo se ci abituiamo ad aver cura di noi stessi, proprio come farebbe un bravo genitore. Un bravo genitore ascolta la voce del suo bambino e tiene conto dei suoi desideri; e così dobbiamo essere capaci di fare noi con noi stessi, con quel bambino pieno di sogni e di incanto del mondo, che è dentro di noi.

Così noi dobbiamo imparare a fare per noi stessi: trattandoci bene e non concedendoci se non le cose migliori, tali da soddisfare la nostra realizzazione come persone. Le cose migliori sono la verità, la bontà e la bellezza dell’anima. Pertanto, dovremo affidarci a tutte le strade che potranno avvicinarci al possesso di queste grandi sorgenti spirituali; e tenerci ben lontani dalle strade che – ingannandoci con false immagini di bene – ci potrebbero allontanare da esse.

Dovremo, inoltre, cercare la compagnia di quanti ci sembrano avviati nella stessa direzione, e cercare la guida di coloro i quali ci appaiano già in possesso, almeno in parte, di tali preziosissimi beni; ed evitare, nel modo più assoluto, di stringere relazione con coloro i quali percorrono strade diverse, ispirate dallo spirito di menzogna.

La vita è bella, ma non fa sconti a nessuno: il senso che noi le vogliamo dare, dipende da quale prezzo siamo disposti a pagare per rimanere fedeli alla nostra chiamata. Questa fedeltà alla propria chiamata, impone un prezzo che può essere anche salato; solo con il sacrificio, la solitudine e il dolore, si imparano le cose importanti: quelle che ci aiutano a rimanere fedeli alla nostra parte più vera e più profonda.

Noi dobbiamo realizzarci anzitutto come persone, esseri spirituali che tendono a trascendersi, per puntare a qualche cosa che sta oltre di loro: il ritorno all’Essere, il ritorno alla loro sorgente originaria, che ha tratto ogni cosa fuori dall’oscurità radicale del non essere. Siamo tutti persone, ma solo in potenza; di fatto, per diventarlo realmente, è necessario che lavoriamo assiduamente su noi stessi, eliminando le scorie e puntando virilmente all’essenziale.

Ci vuole coraggio, ma dobbiamo avere la consapevolezza che è l’unica strada possibile per diventare veramente autonomi, più sicuri di noi stessi e meno timorosi davanti agli altri e al mondo.

Qualcuno ci può aiutare, ma tocca a noi, solo a noi, il compito di lottare per guarire le nostre ferite.

Testo rieditato da Michela Marini

Fonte immagine: Dipinto di Michela Marini “Ritorno al Se”

Fonti articolo: http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=27903 http://lapoesiadellapsiche.blogspot.it/2012/07/genitori-di-noi-stessi.html

Quando il caos si fermerà ci renderemo conto di quanto poco abbiamo bisogno, di quanto in realtà abbiamo e del vero valore della connessione umana.

Michela Marini

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