Quando ci troviamo nel bel mezzo di un cambiamento e percepiamo che l’esperienza che abbiamo vissuto sta per volgere al termine, molto spesso viviamo la chiusura di quel ciclo come un “trauma” o in qualche modo con sofferenza.
Ma chi l’ha detto che il chiudere i cicli deve esser per forza difficoltoso, doloroso?
Lo so, non sempre è una passeggiata ma se provassimo a vedere la fine di un ciclo come l’imminente inizio di una nuova esperienza, magari con la curiosità del nostro bambino interiore, forse vivremmo questo passaggio con un energia diversa.
So, che è difficile lasciar andare una relazione, una casa, un lavoro o un esperienza ed è sempre impegnativo farlo; l’emotività si mette sempre in mezzo e questo rende la visione del processo alterata nella sua semplicità, rallentando l’energia ed il percorso alchemico della trasformazione.
Chiudere un ciclo significa avere rispetto per ciò che abbiamo imparato, per l’esperienza vissuta. Significa essere grati per quello che avete vissuto ed accettare che non è più tempo.
Pensate se il bruco si rifiutasse di diventare farfalla ed uscisse dal suo bozzolo; sarebbe un disastro, e questo è quello che potrebbe accadere se rimaniamo aggrappati al passato e non ci permettiamo di poter prendere il “volo”.
Ci sono dei piccoli passi, però, che possiamo fare per alleggerire l’emotività, il passaggio e la chiusura di un ciclo.
Vivere a pieno l’emotività di lasciar andare. Lo so, sembra facile a dirsi, ma la sofferenza e la tristezza sono emozioni meritevoli di essere riconosciute ed accettate. Spesso non riusciamo a chiudere un ciclo e ci rendiamo conto che questo rimane per poco aperto, perché facciamo finta di non star male e la nostra mente si convince che non ha importanza il passato. E di conseguenza la mente crede di aver chiuso un ciclo.
Ma, lasciar andare non è una regola imposta, è semplicemente una parte del percorso. Ed avviene da se. E finché non vivrai completamente tutto ciò che ti porti dentro che rivivi continuamente nel passato, potrai dirti di aver lasciato andare, ma non sarà così a livello energetico ed inconscio.
Ciò che abbiamo vissuto è molto importante e merita di essere riconosciuto. Ciò che ci ha fatto crescere va amato, la sofferenza è parte della paura di ciò che avverrà, non di quello che è stato o del processo finale.
Proviamo a pensare a questo aspetto, la sofferenza che proviamo nel chiudere un ciclo non appartiene alla fine di questo ma alla paura di ciò che verrà che è ignoto.
Quindi, vivere tale sofferenza in tutti i suoi aspetti sarà un buon momento di catarsi, di emozioni e di consapevolezza.
Chiudere i cicli un atto di rispetto verso te stesso, verso ciò che ti ha accompagnato nel passato e verso ciò che verrà.
Ci lamentiamo sempre di non avere abbastanza abbondanza nella nostra vita e ne vorremmo di più; chiudere un ciclo è dar valore a tale abbondanza. Come puoi pretendere di ricevere nuove energie se nuoti ancora nelle vecchie?
Prova a fare questi piccoli passi:
Il presente rivolto al passato – Osservati nel presente e guarda come il passato ti ha modellato
Il presente assoluto – Rimani nell’attesa mentre prendi consapevolezza, non pensare che stai perdendo tempo.
Il presente rivolto al futuro – La rinascita arriva dopo il silenzio, perché hai dato modo a te stesso di celebrare il presente ed allora inizierai a muoverti ed a aprire le tue ali.
“Bisogna chiudere i cicli. Non per orgoglio, per incapacità o per superbia: semplicemente perché quella cosa esula ormai dalla tua vita. Chiudi la porta, cambia musica, pulisci casa, rimuovi la polvere. Smetti di essere chi eri e trasformati in chi sei.” – Paulo coelho
Quando il caos si fermerà ci renderemo conto di quanto poco abbiamo bisogno, di quanto in realtà abbiamo e del vero valore della connessione umana.